Mi chiamo Margherita, ho 35 anni e sono un’artista figurativa.
Ho iniziato a praticare EFT 7 mesi fa, a Dicembre 2019. Ho sentito parlare di questa nuova tecnica da una mia conoscente, molto appassionata di spiritualità, olistica e crescita personale, argomenti che affascinavano da un pò anche me e che stavano anche entrando nella grammatica della mia produzione artistica.
In quel periodo avevo da poco iniziato una convivenza, con un ragazzo con cui non stavo da molto e non ne ero del tutto convinta! Ma volevo provare.
Anni e anni di psicanalisi prima, di yoga e meditazione poi, reiki, sciamanesimo e di tentativi di stare meglio, sentivo il bisogno di uno strumento davvero efficace, che scardinasse il mio monologo interiore costante, assordante, che nonostante tutto continuava a perseguitarmi. Avevo dei disagi fisici ed emotivi forti: dalla colite al prurito cronico, alla tendenza all’inappetenza, intolleranze alimentari e questa mania di stuzzicarmi le pellicine delle mani, che non ricordavo neanche più quando fosse iniziata!
Decido di cominciare proprio da questa tendenza compulsiva, che sentivo intimamente legata alla paura del giudizio degli altri ed inizio il mio primo trattamento chiedendo di risolvere solo questo aspetto. Durante il primo incontro con Fabiola, scopro che EFT si occupa soprattutto di eventi stressanti e traumatici e mi rendo conto di avere parecchi elementi su cui lavorare:
ex anoressica, figlia di un padre tossicodipendente ed alcolizzato, e in giovane età a 29 anni avevo perso il mio compagno in un tragico incidente stradale, dopo 8 anni di relazione.
Il primo trattamento ha inevitabilmente preso la piega che doveva, e così, dalla mania delle pellicine siamo finite a “parlare” con mio padre, morto anche lui, nel 2016. Ed è cosi che alla fine di quel primo trattamento mi rendo conto che sto vivendo una storia che non mi soddisfa e dove non c’è mai stato amore, quindi decido di interrompere la relazione.
Nonostante questa rottura abbia portato a galla tutti i miei fantasmi, soprattutto legati ai vari rapporti interpersonali, , anche il famoso giudizio degli altri stava iniziando a sembrarmi meno spaventoso, e ho iniziato a sentire che questa nuova sensazione si allargava in molti campi della mia vita.
Temevo che il dolore per aver interrotto quella relazione malsana, mi facesse perdere stabilità, o che come spesso avviene nei percorsi di guarigione , dovessi rimanere nella sofferenza, invece, intorno a me iniziavano a succedere cose molto significative: nuovi ed importanti contatti di lavoro e grande potenza di ispirazione e creatività .
Ogni trattamento produceva una serie di immagini straordinarie, che oltre a darmi cura, diventavano opere d’arte compiute e strutturate!
In quel periodo invernale potevo ricevere il trattamento una o due volte al mese, e ne avevo davvero un gran bisogno, mi sentivo tormentata dai ricordi e dagli strascichi dolorosi della mia ultima relazione appena finita, invece, lavorando ho scoperto che dovevo occuparmi dei fantasmi ancora presenti della perdita del mio compagno nel 2015.
La realtà procedeva veloce, così come la mia carriera, i trattamenti scandivano momenti molto gratificanti, che mi portavano piano piano ad iniziare a vedermi sotto una nuova luce, a diminuire il mio fastidioso vizio di mangiarmi le pellicine e a iniziare a pensare con amore sia a mio padre che al mio perduto amore di gioventù e ai ricordi a lui legati.
Purtroppo a marzo la pandemia, il COVID19 e tutte le sue conseguenze si riversano anche sul mio percorso, e dai trattamenti de visu passiamo a quelli online.
Inizialmente ho avuto resistenza, pensavo che non potesse funzionare che non potesse essere una bella esperienza, sentivo di rilassarmi meno e di non potermi abbandonare totalmente alle attenzioni della mia operatrice. Ma ben presto mi sono accorta che i trattamenti a distanza, mi hanno offerto la possibilità di sentirmi più autonoma, di svolgere con maggiore presenza il mio lavoro di auto-aiuto, a volte meno intensi fisicamente, ho lavorato con maggiore frequenza e non era poi così male in un momento in cui il lockdown ci metteva tutti a dura prova psicologica. Infatti, i momenti di nostalgia per la mia vita precedente alla chiusura totale, si sommavano ad ulteriori episodi di inappetenza, pruriti compulsivi e di enorme solitudine, e li ho davvero intrapreso un percorso meticoloso, settimana dopo settimana di ricostruzione della mia autostima.
Attraverso alcuni esercizi che seguivano i trattamenti in sé ,ho scardinato completamente il famoso dialogo interiore tossico e cattivo, che mi ero rivolta fino a quel momento. Mi sono vista finalmente per quella che ero, senza deformazioni ed ho affrontato tante enormi paure, come quella di pesarmi sulla bilancia, azione che non facevo da anni, retaggio dei miei disturbi alimentari.
La reclusione e i trattamenti più frequenti e regolari hanno permesso di affrontare con calma e ordine molti dei traumi che mi avevano segnata: dal rapporto con mio padre, a quello con mia madre, con il mio ex, con il mio corpo, con il sesso.
Fino ad arrivare al tanto agognato risultato di ricordare quando avevo iniziato la mia abitudine di mangiarmi le pellicine e di smettere di farlo.
Oggi sono ancora al lavoro sull’amore per me stessa, non senza difficoltà e compiendo anche qualche scivolone, ma identifico sempre di più il nucleo della mia personalità e comprendo perché ho avuto (e a volte continuo ad avere) certi comportamenti, certe emozioni e certi disagi fisici.
Mettere l’attenzione sulle mie emozioni è stata la vera rivoluzione; comprendere che non ero sbagliata nel manifestare un dato malessere mi ha permesso di imparare ad ascoltarmi e a non fare finta di niente per non deludere gli altri.